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Riportiamo, senza commenti, la traduzione di alcuni passi dell’intervista recentemente rilasciata dal professor Loea Heamotu, famoso economista e profondo conoscitore della realtà Italiana, avversato dalle classi dirigenti e dai settori scientifici più allineati e filo governativi per le sue tesi “eretiche” che preannunciavano il disastro attuale.

 “L’aumento sconsiderato, avvenuto negli ultimi decenni,  della spesa pubblica improduttiva, clientelare e parassitaria, che costituisce la parte preponderante del bilancio statale, non potrà mai essere efficacemente contrastato fintantochè chi governa è lo stesso soggetto che lo ha determinato.

Le riforme sbandierate dai governi sono illusorie ed ingannevoli o, nel migliore dei casi, solo velleitarie e, comunque, controproducenti; in realtà, l’unico obiettivo è quello di continuare a sedere sul carro, mostrando al somaro, sempre più stremato, la carota che non raggiungerà mai.

Il peso della tassazione ha raggiunto livelli di non ritorno; in un primo tempo, il cittadino contribuente è stato spogliato in misura crescente dall’imposizione diretta ed indiretta; quando non si è più potuto, per decenza o timore di perdita del consenso politico, intervenire sulle aliquote, allora si è agito sugli imponibili, aumentando artificiosamente i redditi da tassare e creando nuove imposte cervellotiche, come l’Irap, che colpiscono anche le aziende in perdita conclamata, dissuadono gli investitori esteri e spingono le aziende italiane a delocalizzare.

Ma ciò non bastava a placare un appetito sempre crescente; allora, in un secondo tempo. si è passati all’esproprio vero e proprio con  la “patrimoniale”, anzi le “patrimoniali”. Infatti, se ne fosse stata istituita una sola, anche il cittadino-somaro potrebbe agevolmente rendersi conto di quanto gli costa; meglio spezzettare. Il risultato: Imu, Tasi, Tari, Ivie, Ivafe, Bolli sui Depositi, Superbollo Auto, ecc.

Naturalmente, per far accettare al volgo un tale livello di oppressione si è “sbattuto il mostro in prima pagina”: l’evasore. E allora giù con misure di stampo  terroristico che colpiscono tutti indistintamente gli operatori: redditometro, spesometro, comunicazioni e autodenunce di ogni tipo, ecc… Gli effetti sono sotto gli occhi di tutti: oggi, anche chi potrebbe spendere si astiene (o lo fa all’estero) per timore del fisco.

Premesso che l’evasione "per vocazione" non è accettabile in un paese che voglia definirsi civile, occorrerebbe rendersi conto che se l’Italia non è ancora sprofondata del tutto (ma è questione di tempo!) è solo perché una fetta della ricchezza nazionale è rimasta ancora nelle mani di chi l’ha creata, al riparo degli appetiti del fisco.

Se il tremendo giro di vite ed il clima di terrore fiscale instaurati dai governi che si sono succeduti negli ultimi anni (ma il processo è iniziato molto tempo fa), hanno prodotto miseria e disoccupazione crescenti, cosa accadrà quando anche gli ultimi bastioni ribelli cadranno?!”

 

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